Campagna antinfluenzale 2023-2024 e vaccinazione anti-COVID – VAX DAY

Al via la campagna per la vaccinazione antinfluenzale domenica 28 ottobre 2023 con una giornata dedicata alla vaccinazione

Durante la somministrazione dell’antinfluenzale, potrà essere co-somministrato il nuovo vaccino anti-COVID aggiornato XBB 1.5.

Campagna antinfluenzale 2023-2024 e vaccinazione anti-COVID – VAX DAY del 28 ottobre

 

Intitolazione del distretto sanitario di Moie alla memoria del dottor Sergio Cascia

«Si era prodigato per la realizzazione del nuovo distretto sanitario in via Trieste ed intitolare alla sua memoria questa struttura, un presidio diventato punto di riferimento per la popolazione della Media Vallesina, ci è sembrato un modo giusto per rendere omaggio alla sua figura e ricordare il suo impegno a favore della comunità».
Così il sindaco Tiziano Consoli spiega il perché dell’iniziativa di sabato prossimo, 30 settembre, (ore 10,30) quando sarà scoperta la targa commemorativa, posta sulla facciata del Distretto sanitario di Moie, dedicata a Sergio Cascia, medico e sindaco di Maiolati dal 1999 al 2004. «È stato un amministratore appassionato e competente, promotore fra l’altro, ormai tanti anni fa, del gruppo Insieme per i cittadini – sottolinea ancora il sindaco – oltre che un medico amato e stimato. L’intitolazione, a quattro anni e mezzo dalla sua scomparsa, è un modo per ringraziarlo ancora del suo operato da professionista in campo sanitario e da sindaco».
La mattinata di sabato in via Trieste inizierà con i saluti istituzionali e la presentazione della targa. Alle ore 11 la manifestazione si sposterà alla biblioteca La Fornace di Moie, dove si terrà una tavola rotonda sul tema “Il ruolo del medico di medicina generale oggi, nella comunità”. Interverranno Filippo Saltamartini, assessore alla sanità e vicepresidente della Giunta della Regione Marche, Flavia Carle, direttore dell’Azienda regionale sanitaria (ARS) Marche, Giovanni Stroppa, direttore generale AST Ancona, Corrado Ceci, direttore del distretto sanitario – Ambito di Jesi, Paolo Misericordia, segretario FIMMG regionale Marche, Paola Lodolini, segretario FIMMG provinciale di Ancona e Guglielmo Cherubini, coordinatore dei medici di medicina generale di Jesi.
Alle ore 12,30 è previsto un aperitivo offerto dall’Amministrazione comunale al Caffè Letterario del centro culturale “eFFeMMe23” biblioteca La Fornace.

Comunicato Stampa

Comune di Maiolati Spontini

del 26/09/2023

Il rapporto tra apnee ostruttive del sonno e complicanze postoperatorie

Il rapporto tra apnee ostruttive del sonno e complicanze postoperatorie

Le apnee aumentano il rischio di eventi avversi dopo chirurgia: utile la diagnosi precoce con polisonnografia.

Pubblicata su Sleep Medicine, una metanalisi condotta all’Università cinese di Shenyang, Liaoning, attesta che le apnee aumentano il rischio di eventi avversi dopo chirurgia e sottolinea l’importanza di una diagnosi precoce, preferibilmente tramite una polisonnografia

Nella popolazione generale la prevalenza delle apnee ostruttive del sonno oscilla tra il 9 e il 24%, ma nei pazienti chirurgici è molto più elevata, probabilmente vicina al 40%.

Le ripetute alterazioni del ritmo respiratorio durante il sonno che caratterizzano la sindrome sfociano in ricorrenti episodi di ipossia, ipercapnia e iperattività simpatica che possono alimentare una serie di comorbilità che vanno dall’ipertensione all’infarto miocardico, all’insufficienza cardiaca, alle aritmie, allo stroke, alla sindrome metabolica. È stato anche dimostrato che la sindrome delle apnee notturne rappresenta un fattore di rischio di morbilità e mortalità perioperatoria, con i preparati anestetici, i sedativi, gli analgesici post-operatori e lo stress chirurgico che possono aggravare le apnee, aprendo la strada a possibili complicanze cardiopolmonari.

Eppure, non sempre la sindrome viene presa nella giusta considerazione prima di ricorrere alla sala operatoria. Grazie alla pressione positiva continua che mantiene pervie le vie aeree durante il sonno, la terapia ventilatoria CPAP rappresenta un approccio consolidato alle apnee ostruttive, ma la sua efficacia preoperatoria e/o post-operatoria non è ancora stata approfondita in modo adeguato. Il tema è stato affrontato da una metanalisi condotta all’Università cinese di Shenyang, Liaoning, pubblicata sulla rivista Sleep Medicine.

Le apnee aumentano le complicanze postoperatorie

Gli obiettivi del lavoro cinese erano di chiarire i rapporti tra le apnee ostruttive del sonno e le complicanze postoperatorie, verificando se la diagnosi preoperatoria e il ricorso alla terapia ventilatoria CPAP riducono il rischio. Dai 46 studi complessivi selezionati dalla letteratura, l’analisi cinese ha così fatto emergere che le apnee del sonno si associano in modo significativo con un rischio più elevato di complicanze postoperatorie di carattere respiratorio (OR = 1,91; 95% CI = 1,54 – 2,36) e cardiaco (OR = 1,74; 95% CI = 1,25 – 2,42), in proporzione crescente con l’entità delle apnee ostruttive stesse. Le apnee, inoltre, aumentano anche le probabilità di ricorrere alla terapia intensiva (OR = 1,92; 95% CI = 1,32 – 2,80), l’incidenza del delirium postoperatorio (OR = 1,83; 95% CI = 1,26 – 2,66), l’eventualità di un’emorragia e la durata del ricovero in ospedale (WMD = 0,48; 95% CI = 0,15 – 0,82).

Da una sotto-analisi specifica è emerso infine che la diagnosi preoperatoria e il ricorso alla terapia CPAP riducono il rischio di complicanze postoperatorie di pertinenza sia respiratoria (OR = 1,87; 95% CI = 1,43 – 2,43) sia cardiaca (OR = 1,17; 95% CI = 0,91 – 1,51).

 

Il valore diagnostico della polisonnografia preoperatoria

In pratica, in base a questa metanalisi le apnee ostruttive del sonno raddoppiano il rischio di complicanze cardiorespiratorie e aumentano drasticamente l’eventualità di una serie di parametri negativi dopo l’intervento.

Per la prima volta una metanalisi mette in luce il rilievo che assume l’entità della sindrome delle apnee ostruttive del sonno, con le forme più gravi che aumentano progressivamente il rischio di eventi postoperatori avversi. Per contro, una tempestiva diagnosi preoperatoria e il ricorso alla CPAP consentono di ridurre il peso delle complicanze. In attesa di trial di dimensioni più ampie, la metanalisi suggerisce quanto sia importante identificare in anticipo i pazienti a rischio di apnee. A tale proposito, gli autori sottolineano il valore diagnostico della polisonnografia in fase preoperatoria.

Non sempre, però, questo è possibile, e gli autori ricordano anche l’utilità degli appositi questionari di screening, che consentono di individuare i pazienti a rischio più elevato, anche se non sono efficaci quanto l’esame polisonnografico.

Reference

Sun X, Yu J, Luo J, Xu S, Yang N, Wang Y. Meta-analysis of the association between obstructive sleep apnea and postoperative complications. Sleep Med. 2022;91:1-11. doi:10.1016/j.sleep.2021.11.019

 

Sonno e Alzheimer: c’è una relazione tra scarsa qualità del riposo e malattia

Sonno e Alzheimer: c’è una relazione tra scarsa qualità del riposo e malattia

I ricercatori dell’Università e Centro di medicina del sonno delle Molinette di Torino: “Prendersi cura del sonno profondo potrebbe prevenire o rallentare l’insorgenza della patologia”

 09/03/2023

Mariavittoria Savini

 

C’è un legame diretto tra Alzheimer e una scarsa qualità del sonno: a dimostrarlo e a spiegare per la prima volta il meccanismo è uno studio di Università e Centro di Medicina del sonno delle Molinette di Torino. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Acta Neuropathologica Communications.

I ricercatori hanno esaminato l’effetto di un sonno disturbato in topi geneticamente predisposti al deposito di beta-amiloide, una proteina, che compromette irreversibilmente le funzioni cognitive dell’animale anche se giovane.

Tutto ruota attorno al sonno frammentato, quelle interruzioni dovute a apnee, russamento, sindrome delle gambe senza risposo che disturbano la fase del sonno profondo.

“Durante il sonno c’è un sistema di pulizia, che si chiama sistema glinfatico che elimina le sostanze di scarto che noi accumuliamo durante la veglia. Purtroppo, queste svolgono una funzione di danneggiamento dei neuroni, delle cellule nervose e di conseguenza noi nella notte, nelle fasi di sonno profondo le dobbiamo eliminare obbligatoriamente se vogliamo avere un cervello sano” afferma Il professor Alessandro Cicolin del Centro di medicina del sonno dell’ospedale Molinette Torino. Insomma, un sonno troppo frammentato manda in tilt il sistema glinfatico, che non riesce più a smaltire neurotossine, come la proteina beta amiloide che compromette le funzioni cognitive.

È noto che il riposo notturno nei pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer sia spesso disturbato fino ad arrivare a una vera e propria inversione del ritmo sonno-veglia. In chi è predisposto all’Alzheimer il sonno frammentato favorisce l’insorgere della demenza senile, in pazienti già malati accelera e aggrava la malattia. Curare un sonno disturbato potrebbe invece rallentarne la progressione.

Un’altra considerazione: si parla spesso di sonno in termini di quantità di ore impiegate nel riposo. Oggi dalla ricerca arriva l’invito a porre una maggiore attenzione alla “qualità del sonno”: è solo nel sonno profondo che il sistema glinfatico può svolgere efficientemente il compito di “pulizia” ed eliminazione delle sostanze neurotossiche che si accumulano in veglia; anche in assenza di altri fattori (riduzione del tempo di sonno o condizioni ipossiche), la sola frammentazione del sonno a livello cerebrale, ostacolando il mantenimento del sonno profondo, è in grado di innescare e mantenere il processo. Si comprende sempre più come il sonno sia un fenomeno attivo, regola il nostro metabolismo, il sistema immunitario e circolatorio.

“Dobbiamo quindi iniziare a considerare il sonno un nostro amico, non una cessazione della vita o una pausa passiva, ma dobbiamo rispettarlo, perché se non lo rispettiamo- avverte Cicolin, andiamo incontro ad una compromissione non solo cerebrale ma anche sul piano sistemico”. E’ comprensibile infatti come i disturbi del sonno, come insonnie, apnee e sindrome delle gambe senza riposo, costituiscano un significativo fattore di rischio per obesità, ipertensione, diabete, infarto, ictus, cancro e demenze ed in tal senso da includere nelle politiche di prevenzione sanitaria.

 

Guida alla quarta dose: raccomandata agli ultrasessantenni e ai fragili, ma utile a tutti per mitigare i sintomi

Può essere fatta negli hub, dai medici di famiglia o in farmacia. Devono essere passati quattro mesi dall’ultimo richiamo o dal contagio. Oggi vengono somministrati i vaccini aggiornati alla variante Omicron. L’Italia ha abbondanza di fiale

Cosa si intende per quarta dose?

E’ il richiamo del vaccino contro il Covid. Oltre a “quarta dose” ha anche altre definizioni: secondo richiamo o secondo booster. E’ infatti il secondo richiamo oltre alle due iniezioni del ciclo primario (cioè prima e seconda dose). In realtà oggi si preferisce superare il conteggio delle dosi. Si consiglia a chi è anziano o fragile di effettuare un richiamo ogni 5-6 mesi. Può essere fatto se sono passati almeno 120 giorni (quattro mesi) dall’ultimo vaccino Covid o dall’ultimo contagio (vale la data del tampone positivo).

A chi è consigliato il richiamo periodico?

Le circolari del Ministero della Salute (ultima quella del 23 settembre 2022) lo raccomandano alle persone con più di 60 anni e ai fragili di ogni età: persone con altre malattie che fanno aumentare il rischio legato al Covid. La quarta dose è indicata anche al personale sanitario, agli ospiti delle Rsa e alle donne in gravidanza. Le malattie per le quali il richiamo è consigliato sono elencate nella circolare, ma in generale riguardano chi ha un sistema immunitario compromesso e chi ha subito un trapianto.

Gli altri possono farla?

Sì, sempre rispettando la distanza di 120 giorni dall’ultimo vaccino Covid o dall’ultimo contagio. Il richiamo può essere fatto liberamente dai 12 anni in su. Non è formalmente raccomandato, ma aumenta l’immunità e riduce dunque il rischio di forme severe di malattia

I bambini possono fare il richiamo?

I bambini hanno i vaccini a loro dedicati, disponibili a partire dai 6 mesi di età. Nel loro caso, i richiami sono consigliati soprattutto ai fragili. I minorenni devono essere accompagnati da almeno un genitore (nonni o altri parenti non sono sufficienti).

Come si fa a prenotare la quarta dose?

Ci sono tre strade: prenotarsi presso uno degli hub rimasti aperti, farsi vaccinare dal medico di famiglia o presso una farmacia. L’elenco degli hub è sul sito della propria Regione. Non servono ricette, ma è importante avere la tessera sanitaria e indossare la mascherina. Ci si può vaccinare contro il Covid e anche contro l’influenza nella stessa seduta, ma con due iniezioni diverse. Se si ha la febbre, il medico vaccinatore può ritenere opportuno di non procedere alla somministrazione. Dopo l’iniezione bisogna fermarsi 15 minuti nel centro vaccinale o nello studio del medico. Eventuali allergie si manifestano infatti nel giro di pochi minuti.

Quali sono gli effetti collaterali?

Gli stessi delle prime dosi (stanchezza, dolore al braccio, eventualmente un po’ di febbre e dolori muscolari), ma ridotti perché il dosaggio dei richiami è inferiore rispetto a quello del ciclo primario.

Da quando si è protetti?

La protezione non è immediata, ma nel giro di una settimana gli anticorpi contro il Covid tornano ai livelli massimi.

Oggi usiamo vaccini aggiornati? Ne arriveranno altri?

Non sono in preparazione vaccini più aggiornati rispetto a quelli oggi in uso, che a volte vengono chiamati anche “vaccini bivalenti”. Pfizer e Moderna (le due aziende che usano l’Rna) hanno prodotto due versioni adattate alla variante Omicron. Entrambe contengono metà dose del vaccino originario (impostato sul virus comparso nel 2019 a Wuhan) e metà dose del vaccino impostato su Omicron 1 oppure su Omicron 4-5.

Secondo il ministero della Salute entrambe le marche sono ugualmente valide, così come non c’è ragione di preferire il vaccino aggiornato rispetto a Omicron 4-5 o a Omicron 1. Tutti i vaccini aggiornati o bivalenti sono ugualmente efficaci nell’offrire immunità contro la variante Omicron, quella che è in circolazione oggi praticamente al 100% nel mondo. Al momento l’Italia ha dosi più che sufficienti per tutti.

Che vantaggi si hanno vaccinandosi?

Si riporta in alto il numero di anticorpi, che rappresentano la prima barriera subito dopo l’ingresso del virus nell’organismo. Gli anticorpi non impediscono il contagio (per quello sono allo studio dei vaccini nasali, ma manca ancora del tempo prima dell’approvazione) ma rispondono rapidamente all’invasione del virus, impedendo che si replichi in modo massiccio e mitigando dunque la malattia.

Gli anticorpi hanno lo svantaggio di calare rapidamente, a partire da 4-5 mesi dal vaccino o dal contagio. L’organismo può però contare su una seconda linea di difesa, la memoria immunitaria, che sfrutta i linfociti T e garantisce soprattutto che l’infezione non degeneri in malattia grave. Non si sa quanto duri la memoria immunitaria nel caso del Covid, ma si ritiene che si aggiri attorno a uno-due anni e sappia riconoscere anche varianti diverse del virus.