Guida alla quarta dose: raccomandata agli ultrasessantenni e ai fragili, ma utile a tutti per mitigare i sintomi

Può essere fatta negli hub, dai medici di famiglia o in farmacia. Devono essere passati quattro mesi dall’ultimo richiamo o dal contagio. Oggi vengono somministrati i vaccini aggiornati alla variante Omicron. L’Italia ha abbondanza di fiale

Cosa si intende per quarta dose?

E’ il richiamo del vaccino contro il Covid. Oltre a “quarta dose” ha anche altre definizioni: secondo richiamo o secondo booster. E’ infatti il secondo richiamo oltre alle due iniezioni del ciclo primario (cioè prima e seconda dose). In realtà oggi si preferisce superare il conteggio delle dosi. Si consiglia a chi è anziano o fragile di effettuare un richiamo ogni 5-6 mesi. Può essere fatto se sono passati almeno 120 giorni (quattro mesi) dall’ultimo vaccino Covid o dall’ultimo contagio (vale la data del tampone positivo).

A chi è consigliato il richiamo periodico?

Le circolari del Ministero della Salute (ultima quella del 23 settembre 2022) lo raccomandano alle persone con più di 60 anni e ai fragili di ogni età: persone con altre malattie che fanno aumentare il rischio legato al Covid. La quarta dose è indicata anche al personale sanitario, agli ospiti delle Rsa e alle donne in gravidanza. Le malattie per le quali il richiamo è consigliato sono elencate nella circolare, ma in generale riguardano chi ha un sistema immunitario compromesso e chi ha subito un trapianto.

Gli altri possono farla?

Sì, sempre rispettando la distanza di 120 giorni dall’ultimo vaccino Covid o dall’ultimo contagio. Il richiamo può essere fatto liberamente dai 12 anni in su. Non è formalmente raccomandato, ma aumenta l’immunità e riduce dunque il rischio di forme severe di malattia

I bambini possono fare il richiamo?

I bambini hanno i vaccini a loro dedicati, disponibili a partire dai 6 mesi di età. Nel loro caso, i richiami sono consigliati soprattutto ai fragili. I minorenni devono essere accompagnati da almeno un genitore (nonni o altri parenti non sono sufficienti).

Come si fa a prenotare la quarta dose?

Ci sono tre strade: prenotarsi presso uno degli hub rimasti aperti, farsi vaccinare dal medico di famiglia o presso una farmacia. L’elenco degli hub è sul sito della propria Regione. Non servono ricette, ma è importante avere la tessera sanitaria e indossare la mascherina. Ci si può vaccinare contro il Covid e anche contro l’influenza nella stessa seduta, ma con due iniezioni diverse. Se si ha la febbre, il medico vaccinatore può ritenere opportuno di non procedere alla somministrazione. Dopo l’iniezione bisogna fermarsi 15 minuti nel centro vaccinale o nello studio del medico. Eventuali allergie si manifestano infatti nel giro di pochi minuti.

Quali sono gli effetti collaterali?

Gli stessi delle prime dosi (stanchezza, dolore al braccio, eventualmente un po’ di febbre e dolori muscolari), ma ridotti perché il dosaggio dei richiami è inferiore rispetto a quello del ciclo primario.

Da quando si è protetti?

La protezione non è immediata, ma nel giro di una settimana gli anticorpi contro il Covid tornano ai livelli massimi.

Oggi usiamo vaccini aggiornati? Ne arriveranno altri?

Non sono in preparazione vaccini più aggiornati rispetto a quelli oggi in uso, che a volte vengono chiamati anche “vaccini bivalenti”. Pfizer e Moderna (le due aziende che usano l’Rna) hanno prodotto due versioni adattate alla variante Omicron. Entrambe contengono metà dose del vaccino originario (impostato sul virus comparso nel 2019 a Wuhan) e metà dose del vaccino impostato su Omicron 1 oppure su Omicron 4-5.

Secondo il ministero della Salute entrambe le marche sono ugualmente valide, così come non c’è ragione di preferire il vaccino aggiornato rispetto a Omicron 4-5 o a Omicron 1. Tutti i vaccini aggiornati o bivalenti sono ugualmente efficaci nell’offrire immunità contro la variante Omicron, quella che è in circolazione oggi praticamente al 100% nel mondo. Al momento l’Italia ha dosi più che sufficienti per tutti.

Che vantaggi si hanno vaccinandosi?

Si riporta in alto il numero di anticorpi, che rappresentano la prima barriera subito dopo l’ingresso del virus nell’organismo. Gli anticorpi non impediscono il contagio (per quello sono allo studio dei vaccini nasali, ma manca ancora del tempo prima dell’approvazione) ma rispondono rapidamente all’invasione del virus, impedendo che si replichi in modo massiccio e mitigando dunque la malattia.

Gli anticorpi hanno lo svantaggio di calare rapidamente, a partire da 4-5 mesi dal vaccino o dal contagio. L’organismo può però contare su una seconda linea di difesa, la memoria immunitaria, che sfrutta i linfociti T e garantisce soprattutto che l’infezione non degeneri in malattia grave. Non si sa quanto duri la memoria immunitaria nel caso del Covid, ma si ritiene che si aggiri attorno a uno-due anni e sappia riconoscere anche varianti diverse del virus.