Caro Zucchero,

Caro Zucchero,
io e te dobbiamo parlare.
Sono stufa di fingere che tutto vada bene fra noi.

Ecco, te lo dico.
SONO STUFA DI TE!
Non ne posso più di essere ingannata.
Fai tanto il raffinato, mi regali picchi di piacere intenso con quella tua dolcezza ma poi mi lasci quell’amaro addosso insopportabile. Mi soddisfi sempre quando sono triste, mi coccoli fugacemente per quella manciata di minuti, ma poi puntualmente mi fai male, sì. Mi alteri dentro. Anche fuori mi alteri, si vede anche a occhio nudo col tempo.

Sono stufa di dipendere da te. Basta!
Da oggi io faccio da sola. Mi rallegro con i colori della natura, quelli della frutta. E gioisco di una vita sana, integrale e pure bio. Una vita a pieno, voglio una vita a pieno per essere libera di essere chi sono veramente. Togliti, vai via. Voglio disintossicarmi dalla tua presenza per sempre!

È inutile che mi tenti. Non cederò alle tue lusinghe.
A colazione, a pranzo e cena io farò a meno di te.
Neppure un grammo del tuo dolore pervaderà più la mia esistenza.
Sei tossico, sei nocivo, sei pure brutto. Sì.
A ben guardare sei pure infimo, nascosto ovunque.
Sarà difficile evitarti, lo so. Ma io voglio cambiare e cambierò perchè lo desidero con tutta me stessa.

Non manderò giù più nessuna sofferenza travestita di bontà.
Basta, così è deciso.

Mi mancherai molto, lo so.
Mi piaci molto, e questo tu lo sai. Ma il nostro rapporto è deleterio.
Ci piaceremo fino alla morte, c’è un’attrazione chimica fortissima fra noi.
Ma io desidero ardentemente stare meglio. Voglio tornare in forma e soprattutto voglio svegliarmi VIVA.

Ciao Mon Cherì.
Non cercarmi.

Come essere sempre concentrato. In 5 punti!

Da numerose ricerche scientifiche è infatti emerso che le persone hanno sempre più difficoltà a concentrarsi e sono sempre più “vittime” delle distrazioni.

E tu? Ti distrai facilmente?

Se la risposta è sì, ecco 5 consigli che potrebbero tornarti molto utili nella vita di tutti i giorni!

La scienza ci dice che sul piano neuroscientifico siamo una specie naturalmente portata alla distrazione.

Nell’antichità la nostra voglia di esplorare e la nostra curiosità ci hanno guidato verso il dominio del mondo, ma oggi, con tutta la tecnologia e gli input che abbiamo intorno, questa nostra caratteristica genetica sembra ritorcersi contro.

Come possiamo quindi ovviare a questa nostra graduale perdita di concentrazione?

Partendo da 5 semplici punti da mettere in pratica giorno per giorno.

Oggi ti voglio parlare di concentrazione, o meglio di alcune tecniche che servono per ottimizzare la concentrazione e le tue capacità mentali. Il problema è serio e reale. Dati alla mano, da numerose ricerche scientifiche sappiamo che le persone hanno sempre più difficoltà a concentrarsi, sono in qualche modo delle vere e proprie vittime delle distrazioni. Del resto non è tanto sorprendente questo, sul piano neuroscientifico sappiamo che noi come specie siamo molto vulnerabili alle distrazioni.

Mettiamola in questi termini; noi abbiamo sviluppato delle caratteristiche che sono tra l’altro determinate anche da una specifica mutazione genetica a livello di un gene che si chiama DRD4-7R, che è un gene che ha a che fare con la funzionalità della dopamina. Abbiamo sviluppato delle modalità operative che sono abbastanza singolari, cioè siamo molto portati all’esplorazione, alla curiosità, anche al prendere rischi per affrontare l’esplorazione. Perché? Perché questo ci ha resi più capaci di conquistare il mondo come specie.

Quindi in tempi antichi era indubbiamente un fattore molto positivo questo. Avevi una tendenza maggiore rispetto ad altri ad andare ad esplorare, ma è chiaro che il mondo antico era fondamentalmente privo di grandi fonti di distrazione, basta immaginarsi quello che poteva essere la savana di 200.000 anni fa. Sì certo c’era qualche animale feroce, ma per il resto non c’era assolutamente nulla e basta confrontarla con una città moderna, con la vita moderna, con questo sovraccarico di segnali, messaggi, rumori, email e telefonate per capire che indubbiamente l’ambiente in cui viviamo oggi è estremamente diverso.

Dunque che cosa è successo? È successo che, quello che è stato un vantaggio per un lungo periodo di tempo, è diventato fondamentalmente uno svantaggio. Quindi noi abbiamo una vulnerabilità intrinseca, che è legata anche al fatto che questo meccanismo che ci rende più disposti ad esplorare è un meccanismo legato alla percezione di piacere, cioè l’essere umano produce una quantità di dopamina più alta quando è esposto a delle novità e dunque, la distrazione funge da fonte di piacere. Ecco perché ci cadiamo così frequentemente. Ecco perché non resistiamo a tirar fuori il telefonino e a guardare, non semplicemente quando è arrivato un messaggio, ma guardare se è arrivato un messaggio, perché già il “se”, l’ipotesi che sia arrivato un messaggio, dà una produzione aumentata di dopamina.

Tutto ciò non sarebbe un problema se non finisse con l’interferire in maniera pesante sulle nostre capacità operative perché, semplicemente, il cervello ha ovviamente una certa quantità di risorse che può mettere a disposizione. Se queste risorse sono in ostaggio delle distrazioni per un numero elevato di ore è chiaro che il resto in un certo senso ne risentirà.

Proviamo a identificare 5 tecniche che possono aiutarci a riguadagnare concentrazione:

  1. Il primo punto molto importante, e non è importante soltanto per la concentrazione, ma per la salute in senso generale, è essere più riposati. La mancanza di riposo e nello specifico la mancanza di sonno aumenta in maniera significativa la propensione che noi abbiamo di cadere nella distrazione, perché ovviamente la stanchezza rappresenta un qualcosa che ti manca e tu vai in cerca di questo qualcosa all’esterno. La dopamina ti fa sentire vivo, ti dà una sferzata di energia e quindi ci caschi con più regolarità, quindi essere riposato ti aiuta in maniera importante.
  2. Sfidarsi nella vita quotidiana in modo da evitare la noia, perché indubbiamente più annoiato sei, più ripetitivo è lo scorrere delle ore, senza che niente accada di significativo, più diventerai ovviamente preda e vittima della ricerca di distrazioni. Devi uscire dalla tua zona di comfort, devi andare in cerca di piccole grandi sfide che ti tengono occupato, che ti tengono entusiasta e che ti tengono anche concentrato su quello che devi fare.
  3. Ridurre lo stress. Anche questo è diciamo molto trasversale, però bisogna tenere in considerazione che lo stress è un campanello d’allarme che mantiene il nostro sistema nervoso in allerta come se fosse un radar, ma questo radar ovviamente pesca anche le distrazioni, quindi nel momento in cui lo stress è acuto e il radar serve per identificare un vero pericolo va benissimo, ma se lo stress è permanente e il radar continua a funzionare, ma quello che percepisce non sono pericoli, ma distrazioni, per abbassare il livello di stress tramite l’arrivo di dopamina, ecco che di nuovo diventa una trappola. Quindi ridurre lo stress è importante.
  4. Fare attività fisica. Anche questa è una cosa trasversale che aiuta ovviamente il corpo e la mente, produce ormoni che fanno bene all’organismo, rafforza i muscoli, rafforza il cuore etc, ma rafforza anche il cervello perché indubbiamente produce tutta una serie di sostanze cosiddette neurotrofiche, cioè capaci di aiutare i neuroni a ripararsi e a crescere (la più importante il BDNF) ma anche perché ti allena a stare concentrato su un compito. E questo è molto importante, è una di quelle rare occasioni, salvo chi fa sport guardando il telefonino, ma insomma escludiamo questa categoria, in cui possiamo mettere via il telefonino e concentrarci su quello che stiamo facendo, soprattutto quando è uno sport che richiede una certa concentrazione perché ha una componente tecnica.
  5. Dare al cervello gli ingredienti che lo aiutano a rafforzarsi e parlo di ingredienti alimentari. Cosa fa la maggior parte della gente quando ha poca energia e scarsa concentrazione? Prende degli zuccheri, che è un suicidio perché ottieni esattamente l’effetto opposto. Avrai una carica di energia momentanea poi avrai un calo drastico che ti porterà a cercare ancora una volta zuccheri, quindi per esempio saper gestire la propria alimentazione in termini di cereali integrali, di proteine buone, in termini di Omega 3 che fanno ovviamente bene al sistema nervoso perché è fatto soprattutto di acidi grassi, sono tutte modalità che portano ad un rafforzamento dell’organo, ma allo stesso tempo portano a un rafforzamento comportamentale, perché non dobbiamo mai dimenticarci che nel caso specifico del cervello si tratta alla fine di, ovviamente, un’entità anatomica, ma il risultato della funzionalità di questa entità anatomica sono i nostri comportamenti, sono i nostri pensieri. Quindi possiamo veramente intervenire anche con una cosa che sembra così distante come la nutrizione sulla qualità dei comportamenti che abbiamo.

In ultima analisi ti propongo una metafora: una barca a vela in mezzo al mare. Se non ci fosse un vento che ha una determinata direzione questa barca a vela navigherebbe a caso e non arriverebbe da nessuna parte. Questo è quello che sta accadendo a molte, troppe persone; sono delle barche a vela senza direzione e a volte anche senza timone.

Bisogna riprendere il controllo, ma non un controllo esercitato con la forza, bensì un controllo che esprime la volontà di andare da un posto all’altro, perché questa è la vita. La vita è un progetto, la vita è crescita, la vita è espansione, ma la vita è anche una direzione.

5 modi per superare il più grande ostacolo al miglioramento: la pigrizia

Ho provato mille volte a fare sport, ma sono proprio pigra“; “Vorrei tanto imparare una nuova lingua, ma non ho la costanza“; “Voglio perdere peso, ma ho poca forza di volontà e non riesco a resistere alle tentazioni“. Quante volte abbiamo sentito o pronunciato noi stessi frasi di questo tipo?

Ognuno di noi ha qualche sogno nel cassetto, ma siamo esseri contraddittori e, spesso, siamo noi stessi i primi sabotatori del nostro percorso. Infatti pigrizia, mancanza di costanza e scarsa forza di volontà non sono altro che giudizi che diamo a noi stessi e che finiscono con il condizionare ogni nostra azione.

Si inizia da piccoli grazie a qualche frase detta a caso da genitori ed amici. Le parole entrano prima nel cuore e ci feriscono e poi penetrano nel cervello fino a quando non ci convinciamo che rappresentino la verità. Sei disordinato, sei pigro, sei timido, sei aggressivo, sei, sei, sei. A forza di sentirlo e di percepirlo come un giudizio non contestualizzato, ma al contrario generalizzato sulla nostra persona, diventa parte di noi.

Sarebbe meglio sempre specificare in cosa uno è stato disordinato o pigro in modo tale da non renderlo un giudizio universale, ma nessuno di noi è perfetto, nemmeno chi ci educa.

Così, una volta che ci hanno appioppato addosso un’etichetta, è dura togliersela.

Ogni minimo errore viene attribuito a quella caratteristica e così invece di imparare a migliorare, finiamo con l’imparare a giustificarci. Si entra in un circolo vizioso: siccome ci hanno detto che siamo pigri, ci comportiamo da pigri. Siccome ci hanno convinto che non abbiamo forza di volontà, finiamo col non averne.

Ci sentiamo giustificati ad aderire ad un’immagine di noi che crediamo veritiera.

Tutto ciò si fonda però su un’interpretazione del tutto errata dei meccanismi di formazione di abitudini e carattere. Non è infatti il carattere a formare le abitudini, ma sono le abitudini a dare vita al carattere.

Del resto per quale motivo dovrebbe esserci fin dalla più tenera età un programma comportamentale innato e per di più disfunzionale come la pigrizia o la mancanza di forza di volontà? Non avrebbe senso. Sono invece le prime esposizioni al mondo esterno, ai giudizi e ai comportamenti altrui a plasmare le nostre capacità di risposta. Non a caso spesso proprio quei genitori che più accusano i figli sono quelli che per primi hanno comportamenti poco efficaci.

Poi, con il tempo, quando permetti ad un certo comportamento di attuarsi con costanza, finisce con il diventare un’abitudine e quindi con il definirti. La pigrizia non è quindi un’indole, un tratto della personalità, ma la conseguenza di aver allenato l’abitudine alla pigrizia. Allena qualcos’altro per un tempo sufficiente e darai vita a comportamenti del tutto differenti.

Ma perché questo accada è necessario compiere alcuni passi in una nuova direzione:

  1. Isola la componente che vuoi migliorare: Non lavorare su concetti astratti come la pigrizia o la forza di volontà, ma su azioni specifiche. Per esempio concentrati sull’andare a camminare ogni mattina e limitati a lavorare su quello, lasciando da parte ogni riferimento ad esperienze passate o ad altri aspetti che non c’entrano con quell’azione.
  2. Stabilizza ogni passo fatto fino a renderlo automatico: un’abitudine è il risultato di un percorso di allenamento dato da esposizioni ripetute, consapevoli o meno. Per potersi definire tali, le abitudini richiedono un tempo medio di 2 mesi per stabilizzarsi e diventare automatiche. In quei due mesi è necessario esporsi con la massima regolarità. Nel caso del camminare, affinché diventi una vera abitudine, nei primi due mesi sarà necessario uscire sempre e comunque, anche se piove o è freddo, in modo da non interrompere il processo. Magari faremo un’uscita meno impegnativa, ma non dobbiamo rinunciare.
  3. Rafforza il tuo auto-giudizio: mano a mano che un nuovo giudizio su te stesso emerge, grazie all’esperienza del cambiamento comportamentale, sarà necessario rafforzarlo in maniera sistematica e non limitarsi ad un timido “però non credevo che ce l’avrei fatta”. Una delle tecniche migliori per trasformare il tuo auto-giudizio è quella di scrivere. Tenere un diario in cui annotarsi i dettagli emotivi di questo cambiamento è un mezzo molto potente per creare nel profondo una nuova visione di te stesso.
  4. Cambia giro: le persone che ti circondano sono fondamentali nel determinare il giudizio che hai di te stesso. Chiediti se ti stimano, se ti motivano, se credono in te o se al contrario ti criticano e giudicano e tendono a ridimensionare costantemente le tue ambizioni. A volte per poter migliorare la propria realtà occorre sacrificare qualche relazione.  Di solito ci si accorge rapidamente che erano rapporti di circostanza di cui possiamo fare facilmente a meno.
  5. Diventa un possibilista:  è facile considerare ogni sfida impossibile. Così facendo ci si crea un alibi per non agire. Tuttavia la storia ci insegna che impossibile è solo ciò a cui noi rinunciamo a priori. Chissà cosa avrebbero detto i nostri antenati se avessimo ipotizzato di volare in aereo in giro per il mondo, di atterrare sulla Luna o di comunicare con un telefono cellulare o via mail?  Sono poche le cose davvero impossibili.

Ognuno di noi può migliorare ed imparare a raggiungere gli obiettivi che si prefissa. Si tratta in primo luogo di mettere da parte i giudizi generali e limitanti che ci diamo e che spesso lasciamo che gli altri ci diano.

Il percorso di cambiamento delle abitudini non è un mistero o qualcosa di magico o che dipende dalla fortuna. Si tratta di un adattamento del sistema nervoso permesso da un meccanismo noto come neuroplasticità. Ognuno di noi lo possiede e può imparare a sfruttarlo al meglio .

Rimani forte, vivi a pieno!