5 modi per superare il più grande ostacolo al miglioramento: la pigrizia

Ho provato mille volte a fare sport, ma sono proprio pigra“; “Vorrei tanto imparare una nuova lingua, ma non ho la costanza“; “Voglio perdere peso, ma ho poca forza di volontà e non riesco a resistere alle tentazioni“. Quante volte abbiamo sentito o pronunciato noi stessi frasi di questo tipo?

Ognuno di noi ha qualche sogno nel cassetto, ma siamo esseri contraddittori e, spesso, siamo noi stessi i primi sabotatori del nostro percorso. Infatti pigrizia, mancanza di costanza e scarsa forza di volontà non sono altro che giudizi che diamo a noi stessi e che finiscono con il condizionare ogni nostra azione.

Si inizia da piccoli grazie a qualche frase detta a caso da genitori ed amici. Le parole entrano prima nel cuore e ci feriscono e poi penetrano nel cervello fino a quando non ci convinciamo che rappresentino la verità. Sei disordinato, sei pigro, sei timido, sei aggressivo, sei, sei, sei. A forza di sentirlo e di percepirlo come un giudizio non contestualizzato, ma al contrario generalizzato sulla nostra persona, diventa parte di noi.

Sarebbe meglio sempre specificare in cosa uno è stato disordinato o pigro in modo tale da non renderlo un giudizio universale, ma nessuno di noi è perfetto, nemmeno chi ci educa.

Così, una volta che ci hanno appioppato addosso un’etichetta, è dura togliersela.

Ogni minimo errore viene attribuito a quella caratteristica e così invece di imparare a migliorare, finiamo con l’imparare a giustificarci. Si entra in un circolo vizioso: siccome ci hanno detto che siamo pigri, ci comportiamo da pigri. Siccome ci hanno convinto che non abbiamo forza di volontà, finiamo col non averne.

Ci sentiamo giustificati ad aderire ad un’immagine di noi che crediamo veritiera.

Tutto ciò si fonda però su un’interpretazione del tutto errata dei meccanismi di formazione di abitudini e carattere. Non è infatti il carattere a formare le abitudini, ma sono le abitudini a dare vita al carattere.

Del resto per quale motivo dovrebbe esserci fin dalla più tenera età un programma comportamentale innato e per di più disfunzionale come la pigrizia o la mancanza di forza di volontà? Non avrebbe senso. Sono invece le prime esposizioni al mondo esterno, ai giudizi e ai comportamenti altrui a plasmare le nostre capacità di risposta. Non a caso spesso proprio quei genitori che più accusano i figli sono quelli che per primi hanno comportamenti poco efficaci.

Poi, con il tempo, quando permetti ad un certo comportamento di attuarsi con costanza, finisce con il diventare un’abitudine e quindi con il definirti. La pigrizia non è quindi un’indole, un tratto della personalità, ma la conseguenza di aver allenato l’abitudine alla pigrizia. Allena qualcos’altro per un tempo sufficiente e darai vita a comportamenti del tutto differenti.

Ma perché questo accada è necessario compiere alcuni passi in una nuova direzione:

  1. Isola la componente che vuoi migliorare: Non lavorare su concetti astratti come la pigrizia o la forza di volontà, ma su azioni specifiche. Per esempio concentrati sull’andare a camminare ogni mattina e limitati a lavorare su quello, lasciando da parte ogni riferimento ad esperienze passate o ad altri aspetti che non c’entrano con quell’azione.
  2. Stabilizza ogni passo fatto fino a renderlo automatico: un’abitudine è il risultato di un percorso di allenamento dato da esposizioni ripetute, consapevoli o meno. Per potersi definire tali, le abitudini richiedono un tempo medio di 2 mesi per stabilizzarsi e diventare automatiche. In quei due mesi è necessario esporsi con la massima regolarità. Nel caso del camminare, affinché diventi una vera abitudine, nei primi due mesi sarà necessario uscire sempre e comunque, anche se piove o è freddo, in modo da non interrompere il processo. Magari faremo un’uscita meno impegnativa, ma non dobbiamo rinunciare.
  3. Rafforza il tuo auto-giudizio: mano a mano che un nuovo giudizio su te stesso emerge, grazie all’esperienza del cambiamento comportamentale, sarà necessario rafforzarlo in maniera sistematica e non limitarsi ad un timido “però non credevo che ce l’avrei fatta”. Una delle tecniche migliori per trasformare il tuo auto-giudizio è quella di scrivere. Tenere un diario in cui annotarsi i dettagli emotivi di questo cambiamento è un mezzo molto potente per creare nel profondo una nuova visione di te stesso.
  4. Cambia giro: le persone che ti circondano sono fondamentali nel determinare il giudizio che hai di te stesso. Chiediti se ti stimano, se ti motivano, se credono in te o se al contrario ti criticano e giudicano e tendono a ridimensionare costantemente le tue ambizioni. A volte per poter migliorare la propria realtà occorre sacrificare qualche relazione.  Di solito ci si accorge rapidamente che erano rapporti di circostanza di cui possiamo fare facilmente a meno.
  5. Diventa un possibilista:  è facile considerare ogni sfida impossibile. Così facendo ci si crea un alibi per non agire. Tuttavia la storia ci insegna che impossibile è solo ciò a cui noi rinunciamo a priori. Chissà cosa avrebbero detto i nostri antenati se avessimo ipotizzato di volare in aereo in giro per il mondo, di atterrare sulla Luna o di comunicare con un telefono cellulare o via mail?  Sono poche le cose davvero impossibili.

Ognuno di noi può migliorare ed imparare a raggiungere gli obiettivi che si prefissa. Si tratta in primo luogo di mettere da parte i giudizi generali e limitanti che ci diamo e che spesso lasciamo che gli altri ci diano.

Il percorso di cambiamento delle abitudini non è un mistero o qualcosa di magico o che dipende dalla fortuna. Si tratta di un adattamento del sistema nervoso permesso da un meccanismo noto come neuroplasticità. Ognuno di noi lo possiede e può imparare a sfruttarlo al meglio .

Rimani forte, vivi a pieno!